Oggi se mi trovassi in presenza di una coetanea che soffre del mio stesso problema le direi che l’unica soluzione è affidarsi ad una struttura, un ospedale, a degli esperti che possano aiutarla.
La mia vicenda penso che sia iniziata quando ero piccola, perché sono sempre stata di costituzione magra, pertanto amici e parenti mi dicevano che ero sempre la più magra, addirittura “magrissima” e mi sollecitavano continuamente a mangiare. Sin da piccola questa cosa mi ha parecchio destabilizzata, mangiare non mi creava problemi, però qualcosa già era latente.
I problemi paradossalmente sono cominciati quando hanno smesso di dirmi queste cose. Ritengo si siano manifestati durante la mia prima relazione sentimentale, che è stata molto tossica. Il mio partner si era reso conto che stavo sviluppando un disturbo alimentare, e, quando a luglio/agosto 2020 ci siamo lasciati, mi ha buttato tutto addosso. Da lì tutto si è ingigantito.
Avevo quattordici, quasi quindi anni e, mentre ero in vacanza al mare, ho iniziato a restringere tantissimo l’alimentazione. Mia madre se ne è accorta, e a novembre ho intrapreso un percorso di cura all’Auxologico San Luca di Milano, inizialmente andavo lì una volta al mese o ogni due settimane poi ho cominciato col day hospital, che è durato nove mesi; sono stata quindi dimessa prima del Natale 2021, continuando però a essere seguita in ambulatorio, e ora sono stata dimessa anche dall’ambulatorio, vedo solo regolarmente lo psichiatra e la psicologa.
Mi sono trovata bene in struttura e mi sono resa conto che mi ha aiutata parecchio, perché oltre ad aver praticamente smesso di mangiare, avevo interrotto tutte le attività e i contatti sociali. Non volevo più uscire, non rispondevo al cellulare per settimane, e quindi i miei amici venivano a cercarmi per sapere cosa stessi facendo.
Ero contenta quando riuscivo a trascorrere molto tempo senza mangiare, drammatizzavo se cedevo alla fame e mangiavo anche qualcosa di insignificante, pensando di aver rovinato tutto, desideravo farmi del male, e mi sembrava che andare avanti non avesse più senso, dovevo ricominciare a perdere peso.
Se mi specchiavo dopo aver trascorso un giorno senza toccare cibo mi vedevo bella, ma se lo facevo anche solo dopo aver mangiato un biscotto, la mia immagine mi sembrava la peggiore mai vista.
Per quanto riguarda gli studi, avevo messo in contatto la psicologa dell’ospedale con la scuola e quindi ho ottenuto dei permessi, le mie assenze erano giustificate e tutt’ora ho le interrogazioni programmate.
È stato destabilizzante per i miei genitori, in particolare mio padre non ha proprio saputo come affrontare questo momento, infatti talvolta stavo male anche per alcuni commenti che faceva, senza rendersi conto che a me pesavano molto. Mia madre invece è stata sempre molto comprensiva ed ha continuamente cercato di aiutarmi, vedevo che anche lei stava molto male, malissimo, ma non me ne rendevo conto, a volte cercava di entrare nell’argomento, ma io tendevo ad evitare il dialogo, perché non ritenevo che la mia situazione fosse veramente grave.
Oggi se mi trovassi in presenza di una coetanea che soffre del mio stesso problema le direi che l’unica soluzione è affidarsi ad una struttura, un ospedale, a degli esperti che possano aiutarla. Per quanto sia difficile ammettere di aver bisogno di aiuto. Io ricordo quanto odiavo mia madre per avermi portata al centro medico, era l’ultima cosa che ero disposta ad accettare, perché non ammettevo che ci fosse un problema, però è stata la scelta migliore perché se avessi continuato da sola non so come sarebbe finita, nella migliore delle ipotesi mi sarei trascinata il disturbo.
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