Se avessi delle possibilità economiche creerei un’associazione che si occupa di questi problemi, per aiutare le ormai troppe persone che soffrono di disturbi alimentari e non li riconoscono
Tutto è cominciato a marzo 2020, durante il lockdown, avevo appena partorito. Io e il mio compagno abbiamo affrontato una crisi importante, perché costretti tra quattro mura tutto è cambiato. L’unica cosa che potevo fare era prendermi cura di me stessa. Pesavo dieci/dodici chili più di adesso ed ho iniziato una dieta, ovviamente fai da te. Vedevo l’ago della bilancia scendere ed ho quindi continuato con questa dieta, che mi dava una forza incredibile in un momento della mia vita in cui provavo un vuoto incredibile.
Il lockdown è stato veramente terribile, oltretutto si era aggiunto ad un altro cambiamento importante, avvenuto col parto. Soffocavo, e l’unica cosa a cui mi sono aggrappata è stata questa decisione che però ha rappresentato l’inizio della fine, perché ho perso veramente molto peso, la mia vita e il mio umore hanno cominciato a dipendere dal numero che leggevo sulla bilancia. Ormai non ho più il ciclo da quattro anni, perché dal 2020 sono in amenorrea, ho consultato tanti medici, ma nessuno mi ha capita, non esistono strutture in grado di accogliermi perché non sono sottopeso, non sono etichettata come anoressica, ma come una DCA, e è in questa condizione si è inascoltate. Non credo di vivere un brutto momento, perché ho un lavoro, un compagno e un figlio ma il disturbo del comportamento alimentare rimane, perché comunque si rimane appese a quel numero sulla bilancia e nessuno lo capisce.
Mia madre ha intuito che c’era un problema, il mio compagno fingeva di non aver notato nulla, quando in realtà era preoccupato, e a volte me ne parlava. Le mie due più care amiche mi chiedevano dove fossero finite le mie curve, mi chiedevano se mi ero ostinata a dimagrire così tanto per diventare più piacente, nessuno capiva veramente che dietro alla mia perdita di peso ci fosse un disagio.
Attraverso l social network ho compreso di avere un disturbo alimentare, tik tok a volte viene utilizzato male, ma tramite questo ed altri social network ci sono anche associazioni che informano riguardo ai disturbi alimentari, per cui i social, se usati bene, si rivelano molto utili, ed io sono grata alle associazioni, come Spazio Lunare e Fondazione Ananke, che svolgono attività di sensibilizzazione.
Ho partecipato anche ad una serie di incontri a Bari, gestiti da persone esperte del problema, che, assieme ai video che avevo visto, mi hanno permesso di comprendere che ero ammalata, ho iniziato a parlarne, e questa scelta ha rappresentato una svolta, perché affrontare l’argomento, condividerlo, magari anche per aiutare chi soffre come noi, permette di uscire da alcuni meccanismi. Ho smesso di abbuffarmi, di perdere peso, ho incominciato a volermi più bene.
Mi ero rivolta ad un centro per la cura dei disturbi alimentari, dopo diversi controlli clinici sono stata etichettata normopeso quindi non mi hanno presa in carico. Ora, con l’aiuto di una dietista mi sto stabilizzando. Sono riuscita ad uscire da un sacco di schemi, ad astenermi dalle abbuffate, a mangiare come una persona normale e a vivere in maniera più sana, evitando di farmi del male. È già un grande passo, resta la fissazione riguardo alla bilancia che condiziona un po’ il mio umore. Non credo che guarirò, questa malattia potrebbe accompagnarmi per tutta la vita, perché ho ancora l’attitudine a guardare il numero sulla bilancia, però posso imparare a gestirla, ed è esattamente quello che sto facendo ora.
I due anni del lock down, mentre perdevo peso, li ho superati anche grazie all’aiuto di una psicologa, chiedendomi se in me ci fosse qualcosa di irrisolto, magari riguardo ai rapporti affettivi, come il legame con mia madre piuttosto che quello col mio compagno, col quale ogni tanto litigo; oppure la responsabilità di essere madre. Ho scelto la psicoterapia perché la mia situazione era pesante, volevo lasciare tutto, compagno, bambino, e così ho affrontato l’irrisolto. Un percorso “mindfulness”, che seguo dal 2020, mi ha cambiato la vita e il carattere. Io sono sempre stata un’eterna insoddisfatta, anche da piccola, già un po’ fissata col peso, ma non ci sono particolari avvenimenti del passato che hanno creato problemi, si tratta semplicemente di alcuni aspetti del mio modo di essere che mi accompagnano e che devo imparare a gestire.
Se avessi delle possibilità economiche creerei un’associazione che si occupa di questi problemi, per aiutare le ormai troppe persone che soffrono di disturbi alimentari e non li riconoscono, sento spesso parlare di diete, gente che ne inizia una, piuttosto che un’altra, siamo troppo abituati a vedere ossa e a considerare belle solo le persone magre.
Sono contenta di aver incontrato oggi un fotografo che ascolta, soprattutto che ha affrontato un argomento che in Italia quasi nessuno considera, un progetto bellissimo e difficile.
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