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Aurora IOnonESISTO on the road



Aurora: Mi chiamo Aurora, ho 20 anni e ho un percorso nei disturbi alimentari. Il mio disturbo alimentare, così come il mio disturbo psichiatrico, è iniziato in età infantile. Fin da piccola ho sempre trovato attrazione verso i corpi scheletrici, probabilmente fomentata dagli attuali canoni estetici.

Nella preadolescenza riconosco di non essere stata una bella bambina e questo ha innescato le prime prese in giro da parte dei compagni durante le scuole elementari e medie. Mi escludevano ed io tendevo ad isolarmi. In quel periodo buio della mia vita ho trovato conforto nei gruppi internet di anoressia e bulimia. Con loro potevo parlare, confidarmi e sentire di avere degli amici, una sorta di famiglia, qualcuno che mi

capisse. Ho approfondito l'argomento dei disturbi alimentari online, anche attraverso canzoni, film, video, immergendomi in un mondo che con il senno di poi non avrei voluto scoprire. Con queste persone abbiamo fondato un gruppo online che si chiamava "You are not alone"; e lì ho imparato che a volte cercare di aiutarsi a vicenda non fa altro che farti sprofondare più in basso.

Marco: All’interno del gruppo non c'era supporto psicologico o psichiatrico?

Aurora: No, era un gruppo autogestito da ragazzi di 13-18 anni. Io ne avevo 15 quando ho iniziato a farne parte.

A casa non avevo una buona situazione; i miei genitori hanno sempre ignorato il fatto che io soffrissi di disturbi psichiatrici, lo hanno sempre voluto tenere nascosto e far finta che non esistesse. Per loro era tutto giustificato dal periodo dell’adolescenza. In famiglia c'erano molti litigi, a quell'epoca mio padre era appena tornato dall'Africa dopo anni di lavoro all'estero e cercava di far rigare dritto la figlia adolescente, ignorando che l'adolescenza è proprio quel periodo in cui non si ha voglia di seguire alcun comando.

Data la situazione in famiglia e a scuola, io riuscivo a provare qualcosa soltanto tramite l'autolesionismo e la perdita di peso. Il cibo era diventato uno sfogo. Pensavo “ho fame ma non mangio perché se ho fame so che proverò qualcosa” e questo mi serviva perché in quel periodo non provavo nulla.

A 16 anni c'è stato il mio primo ricovero in psichiatria durante il quale mi sono legata molto a persone gravemente malate, soprattutto alla mia compagna di stanza, una ragazza che soffriva di anoressia nervosa, grazie alla quale ho potuto constatare fino a che punto può spingersi un corpo. Era il corpo che volevo io. Da lì ho avuto un peggioramento, sono arrivata a pesare 55 kg (al momento ne peso 76) anche se in casa nessuno sembrava accorgersene, tutti si lamentavano che fossi magra ma non capivano che l'anoressia è un

disturbo psicologico, che parte da dentro e che a volte ce se ne rende conto troppo tardi.

Marco: Questo è un problema molto comune in questo tipo di disturbo.

Aurora: Io stavo scomparendo e oltre a non voler mangiare, non ci riuscivo neanche.

A 18 anni iniziano i primi problemi con l'alcol, di cui ancora oggi purtroppo soffro. Questa dipendenza ha portato ad un aumento di peso e a varie crisi di rabbia e aggressività verso il mio corpo. Soffrivo di binge-eating, enormi attacchi di fame durante i quali mangiavo ogni cosa. I ricoveri in psichiatria diventarono sempre più frequenti tuttavia, siccome mangiavo, il disturbo alimentare passò in secondo piano. "Non puoi essere anoressica se mangi".


La situazione familiare è sempre stata disfunzionale. I miei tuttora non sono cattivi, però usano i miei disturbi e le mie difficoltà contro di me. Se decido di mettermi a dieta, ad esempio, mia madre interviene e decide di prendere il controllo, anche se nessuno gliel’ha chiesto. Quando vede che io decido di mangiare qualcosa in più mi ricorda che così facendo potrei prendere peso. Questa cosa mi manda in bestia.

Marco: Hai mai provato a suggerire a tua madre di farsi aiutare per capire come approcciarsi a te?

Aurora: Sì, abbiamo fatto anche terapia familiare ed è lì che siamo stati definiti una famiglia disfunzionale. Il problema è che all'interno della mia famiglia ci sono traumi passati di cui nessuno vuole assumersi la responsabilità.

Più avanti ho stretto amicizia con una ragazza con DCA che è riuscita a guarire anche grazie al progredire della nostra relazione. Quando per la prima volta dopo essere guarita l'ho sentita parlare del suo disturbo sono scoppiata in lacrime: erano lacrime di gioia, lei per me era un simbolo di forza, di speranza, di amor proprio e di accettazione del proprio corpo.

Un anno fa ho avuto l'ennesimo crollo dovuto ad un rapporto tossico con una persona ossessionata dal proprio corpo che proiettava su di me i suoi problemi. Lì sono caduta, mi sono resa conto di aver perso il controllo ed ho ricominciato ad essere ossessionata dal mio corpo. Da quel momento sviluppato una fobia verso le persone in sovrappeso. So che è sbagliato e so che è un problema, voglio risolverlo, ma al momento è ancora presente.

Marco: Riconoscere che è un problema è già un buon punto di partenza.

Aurora: Oggi il mio DCA è in progressione, sono vittima di rinunce a cibi che mi piacciono e mi peso in continuazione. Il problema con il mio corpo è stato sempre un argomento tabù, qualcosa di incomprensibile per le persone accanto a me.

Questa è la mia storia.

Marco: Ti ringrazio infinitamente. Ho solo un’ultima domanda: dove hai sentito parlare del progetto IOnonESISTO?

Aurora: Io ti seguivo sui social perché abbiamo scattato insieme delle foto quando avevo 17 anni, il periodo in cui pesavo 55 kg, poi ho visto il progetto a cui stavi lavorando anche se all'epoca, nonostante la tua gentile richiesta, non me la sono sentita di collaborare, non era il periodo adatto.




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