Liliana: Ciao Giulia, quanti anni hai?
Giulia: Quasi 19.
Liliana: Ti va di raccontarci la tua storia?
Giulia: Ho iniziato ad ammalarmi all'età di 12 anni, alternando periodi in cui non mangiavo perché mi vedevo troppo grassa a periodi in cui mi abbuffavo per la troppa fame. Questo periodo andò avanti fino all'età di sedici anni, anno in cui ebbi la broncopolmonite e smisi completamente di mangiare. Mia madre preoccupata prese un appuntamento con l'ospedale Niguarda di Milano ed il 28 gennaio 2020 mi venne diagnosticata l'anoressia nervosa. Dopo la diagnosi venni ricoverata 5 volte.
Francesca: Sei stata anche a Villa Miralago?
Giulia: Sì sono stata a Villa Miralago un anno, sono entrata nel 2020 e sono uscita nel 2021, in pieno covid tra l'altro.
Liliana: E adesso come stai?
Giulia: Adesso faccio i controlli mensili al Niguarda e sono seguita dalla psichiatra e dalla psicologa del CPS. Verso marzo mi è stata diagnosticata la bulimia nervosa anche se oggi non lo percepisco come un grosso problema, non penso di star bene ma neanche di stare male: penso di avere ancora tanta strada da fare ma di essere a buon punto.
Liliana: Hai conosciuto il progetto fotografico #IOnonESISTO a Villa Miralago?
Giulia: Sì, ma non avevo partecipato attivamente perché non me la sentivo. Grazie ai social sono venuta a sapere dell'iniziativa di oggi e sono venuta.
Liliana: Avevi mai sentito parlare di disturbi alimentari prima di star male?
Giulia: Ne ho sentito parlare da piccola perché mia cugina ha sofferto di anoressia, quindi mi ero creata un'idea del problema. Tuttavia, ho capito davvero cosa fossero passandoci in prima persona.
Liliana: Come pensi che le persone della tua età guardino a questo disturbo? Pensi che ci siano pregiudizi?
Giulia: Sì io ho vissuto il pregiudizio; anche le persone che si reputavano mie amiche mi hanno abbandonata quando mi sono ammalata perché pensavano fosse solo un capriccio, che lo facevo per attirare l'attenzione. Io ho conosciuto tante persone della mia età che soffrono di questi problemi e ho capito che chi non ne soffre non riesce a capire al 100% quello che stai passando. Io ho sempre cercato di spiegare loro che se fosse stato solo un capriccio dopo un mese sarebbe passato.
Liliana: Secondo te cosa si potrebbe fare per far sì che le persone capiscano meglio il problema?
Giulia: Bisognerebbe parlare del problema, spesso anche chi ne soffre non sa esattamente di cosa sta soffrendo. C'è tanta ignoranza rispetto a queste malattie. Bisogna parlarne il più possibile e condividere la propria storia. Devo essere sincera, prima di soffrirne neanche io sapevo di cosa si trattasse. Solo quando mi sono ammalata, quando per due anni mi sono sentita dire "stai rischiando la vita", ho capito quanto è importante parlarne. Non è un semplice "non mangio", spesso non si ha nemmeno idea di quanti problemi può causare il non mangiare.
Liliana: Ti va di contribuire al progetto in futuro?
Giulia: Certo, molto volentieri.
Liliana: Sei ancora in contatto con qualcuno a Villa Miralago?
Giulia: Sì, io ero nella comunità Primavera, quella dei minorenni, e lì ho conosciuto miei coetanei. A luglio rivedrò una mia amica pugliese, passeremo una bella giornata insieme. Ho stretto amicizia anche con ragazze provenienti da altre regioni.
Liliana: Cosa diresti a una persona che oggi sta attraversando quello che hai attraversato tu?
Giulia: Innanzitutto le direi di parlarne, di non tenersi tutto dentro. Se non tiri fuori tutto non riesci a guarire al 100%. Io l'ho capito dopo. Ci vuole coraggio, ma le direi anche che la vita è bellissima e anche se è vero che quando ci sei dentro non pensi ad altro che alla malattia, una volta che ne esci riesci a capire quanto è importante vivere la vita e quanto ne valga la pena.
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