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Letizia Caccavale


Ognuno di noi ha una richiesta grande in fondo al cuore, penso sia necessario trovare il modo in cui guidare questa domanda che l’umano possiede e che è legittima.

 

Sono Letizia Caccavale Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità della Regione Lombardia, un organo di garanzia del Consiglio Regionale.

Riguardo ai Disturbi del Comportamento Alimentare ho avuto un’esperienza molto importante, profonda e anche toccante nella mia vita.

Ero al Liceo e una mia compagna di scuola ad un certo punto ha iniziato a manifestare agli insegnanti e a noi compagni di classe un disagio che poi si è rivelato essere quello del disturbo alimentare. Non solo tutta la sua famiglia ne è stata coinvolta, ma anche l’intera classe.

Ero in IV liceo e ho ancora impresso nella memoria un ricordo indelebile di questa esperienza di vita, perché è stato tutto un susseguirsi di situazioni che nè io e neppure tutti noi eravamo in grado di gestire, non conoscevamo questi disturbi e neppure le sue evoluzioni. Questa ragazza è stata molto male e noi come classe assieme ai Docenti abbiamo cercato di aiutarla, di starle accanto il più possibile anche quando è stata ricoverata in ospedale.

Penso che alla base di questi disturbi vi siano delle richieste del cuore, un bisogno di affetto, di comprensione, ritengo che queste persone abbiano una grande sensibilità e a volte hanno bisogno di essere accompagnate, hanno necessità di essere prese per mano più di altre.

Ognuno di noi ha una richiesta grande in fondo al cuore, penso sia necessario trovare il modo in cui guidare questa domanda che l’umano possiede e che è legittima.

Da donna e mamma io credo che il tema sia educativo. Come mamma sento il desiderio di esserci, di essere presente per le mie figlie, non nella perfezione ma di esserci. Un po’ come quando il neonato piange, non sempre si riesce a trovare il modo per confortarlo però l’importante è essere presenti e ascoltare quel pianto.


A volte si è impotenti però a mio avviso la presenza è la cosa più significativa.

Di fronte a queste patologie e in base all’esperienza vissuta il primo sentimento che si prova è sicuramente il grande senso di impotenza. Purtroppo, noi ci sentivamo proprio esterni, esclusi da quella corazza che lei si era costruita per proteggersi; poi è subentrato il desiderio di entrare in azione, ci siamo messi in moto tutti quanti per starle accanto ed era l’unica cosa che potevamo fare.

A tutti i ragazzi che stanno affrontando la malattia vorrei dire di non temere di chiedere aiuto, perché questo desiderio che scaturisce dal cuore è umano e sono convinta che la sua origine sia grande. Direi loro di non spaventarsi di avere desideri, di non aver paura di avere domande a cui non si sa rispondere ma di verbalizzarle, di confrontarsi con i genitori, con gli insegnanti, con gli amici e soprattutto di trovare il coraggio di afferrare quella mano che può risollevarli.

Purtroppo esiste ancora un forte giudizio nei confronti di queste patologie e questo è un grande ostacolo soprattutto per la persona che desidera essere aiutata perché lo percepisce (e lo è veramente) come un fardello pesante da portare. Questa sofferenza non è altro che una richiesta d’amore che vorrebbe solo incontrare uno sguardo buono, amorevole e privo di giudizio.

Come Consiglio delle Pari opportunità lavoriamo molto su questi temi che coinvolgono tutta la famiglia, queste patologie affliggono maggiormente le ragazze e sempre più giovani. Abbiamo portato in Consiglio anche il tema dei disturbi borderline, che spesso sono associati ai DCA, con due progetti virtuosi a sostegno delle donne, Young Inclusion e Women at Work, che sono sostenuti dal bando dal programma Interreg Italia-Svizzera, che vede tra i partner anche Regione Lombardia, che accompagnano queste ragazze, queste donne con percorsi specifici miranti ad avere una nuova opportunità e il tema era proprio “tornare a desiderare tutto” e ricordare la grandezza e la bellezza della vita.



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