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Manuela Catania


" Io comprendo perfettamente quello che stanno vivendo perché anni addietro ho provato sulla mia pelle il disturbo del comportamento alimentare e questo mi da la possibilità di capire la loro sofferenza."


 

Sono Manuela, qui a Villa Miralago sono aiuto cuoco ed è un lavoro impegnativo perché dobbiamo pesare ogni cosa, dobbiamo fare anche molta attenzione perché ogni ragazza ha un menù personalizzato che ci viene dato dai nutrizionisti.

Il momento del pasto è il più difficile per queste ragazze e noi dobbiamo cercare di presentare loro i piatti nella forma più semplice possibile per evitare di creare loro un disagio ancora maggiore.

Quando lavoro in cucina non ho modo d’interagire con loro, ma siccome mi occupo anche delle pulizie mi capita di avere contatti con le ragazze. Io comprendo perfettamente quello che stanno vivendo perché anni addietro ho provato sulla mia pelle il disturbo del comportamento alimentare e questo mi da la possibilità di capire la loro sofferenza.

Naturalmente queste problematiche sono aumentate notevolmente rispetto a quando l’ho vissuta io. So che questo è un percorso lungo e difficile, io ho impiegato due anni prima di riuscire a vedere la luce, ma sono convinta che se si riesce a trovare la determinazione, se si acquisisce la consapevolezza della malattia è possibile uscirne. Non metto in dubbio che sia una cosa molto complessa e che il percorso sia difficile.

Dietro a queste malattie si celano moltissime problematiche, io mi sono ammalata per un matrimonio fallito che è durato sei mesi durante i quali io ho vissuto l’inferno.

Ora posso dire di aver vinto la mia battaglia, sono guarita e ho una figlia. Per me ora è solo un brutto ricordo, anche se le cicatrici ti restano sul cuore.

Nessuno ha il diritto di giudicare, perché ogni ragazza custodisce nell’anima una storia dolorosa che l’ha portata alla malattia.

A volte provo tristezza perché vorrei vederle guarire tutte, ma mi rendo conto che alcune fanno una fatica immensa.


Con molte di loro ho un bellissimo rapporto, spesso anche quando vengono dimesse chiamano per salutare, mandano messaggi, conservano un bel ricordo come lo conservo io. Altre invece sono molto riservate e fai fatica a relazionarti, ma quando attraversi questa malattia riesci davvero a comprendere ognuna di loro, vi è una sorta di tacita solidarietà.

Io ero arrivata proprio al limite, poi qualcosa dentro di me è scattato e mi ha dato la forza per uscirne. Mentre soffrivo mi rendevo conto che anche le persone attorno a me, quelle che mi volevano bene soffrivano per il mio malessere.

Nel mio lavoro in cucina i momenti di maggior gratificazione è sentire qualche ragazza che ti dice che hai cucinato bene e questa è una grandissima soddisfazione in una realtà come questa.

Nell’altra mia mansione mi gratifica anche solo un abbraccio, che per loro significa molto. Putroppo in questo periodo di Covid non è possibile, invece proprio adesso un abbraccio sarebbe terapeutico per ogni persona, non solo qui dentro. Per me il 2020 è stato un anno terribile ma ho avuto il sostegno di tutti i miei colleghi che mi sono stati accanto e anche delle ragazze che avevano percepito che mi era accaduto qualcosa di brutto e questo è il motivo per cui dico che l’abbraccio ha un valore immenso.

Le ragazze quando arrivano piangono disperate, poi quando se ne vanno piangono lacrime diverse, sono felici anche se talvolta sono spaventate da quello che le aspetta fuori, perché qui sono tutelate e protette mentre fuori c’è una realtà differente.

Io non mi sono mai permessa di dire alle ragazze che ho vissuto il loro stesso disagio, ma quando pubblicherete la mia storia lo sapranno e capiranno perché riesco a comprendere la loro sofferenza.





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