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Mariangela


"... la consideravo la mia migliore amica, colei che non mi lasciava mai, quella che manteneva ciò che prometteva: la magrezza, il corpo che volevo, la perfezione..."

 

Mi chiamo Mariangela e ho 22 anni. Sono a Villa Miralago da 11 mesi, questa decisione l’ha presa l’équipe che mi seguiva a Messina, però forse un po’ l’ho voluto anch’io, desideravo venire qui per essere aiutata.

Sono quasi tre anni che soffro di questa malattia, ho iniziato a rifiutare il cibo perché vedevo delle ragazze più magre di me, soprattutto a danza. Non erano tutte magre, ma quando il mio sguardo si posava solo su di loro pensavo che se fossi stata più magra sarei stata più brava nella danza.

Era un po’ che maturavo l’idea di fare una dieta per perdere qualche chilo, invece mangiavo solo di più. Quando stavo male dicevo a mia mamma che avevo fame e di darmi più pasta.

Ogni volta che mi guardavo allo specchio mi odiavo sempre di più. Un giorno non so cosa è accaduto ma mi sono detta “basta. Se non faccio qualcosa, rimarrò sempre così”.


Io ho sempre odiato lo specchio perché mi sono sempre vista un mostro ed anche ora quando passo davanti ad uno specchio continuo a vedermi in quel modo, penso che non avrò mai un buon rapporto con lo specchio.

Ho iniziato a mangiare sempre di meno fino a non mangiare più niente.

Più perdevo peso e più ero felice, mi sentivo bene ed ero convinta che fosse la cosa giusta. Dopo un po’ di tempo ho iniziato a star bene anche con gli altri, le persone, soprattutto i miei compagni di scuola, stavano volentieri con me, mi parlavano. Mi sentivo più accettata, anche se poi hanno iniziato a dirmi di smettere la dieta, di ricominciare a mangiare perché stavo diventando troppo magra, che di questo passo mi sarei ammalata e sarei diventa anoressica.

No, rispondevo “non diventerò mai anoressica, so quello che faccio”.

Io non ho mai avuto un gran rapporto coi miei genitori e in generale con la mia famiglia, non parlavo molto, non raccontavo niente ai miei. Non li ho mai sentiti molto vicini, non mi sentivo neppure parte della famiglia, non so, forse perché mi vedevo diversa da loro.

Mi vedevo come il brutto anatroccolo, loro erano i cigni. Mi sembrava che fossero tutti perfetti, e che senza di me sarebbero stati meglio, però non so spiegare il perché di questa sensazione.

Probabilmente perché mio padre era bravo a scuola, ha conseguito molte lauree, anche i miei fratelli a scuola erano bravi, anche quello dislessico riusciva comunque ad ottenere ottimi risultati. Io mi sono sentita inferiore a tutti, anche in altre piccole cose, se a loro piaceva fare una cosa che a me non andava mi sentivo quella diversa, quella sbagliata, allora mi isolavo, ma gli altri nemmeno mi cercavano.

Avrei voluto che fossimo una famiglia più unita, che ci fossero più manifestazioni d’affetto. Ora con la malattia li ho sentiti un po’ più vicini.

Mi sono sempre sentita sola, in famiglia, a scuola, ovunque. Le difficoltà maggiori le ho avute quando nella danza dovevo esibirmi davanti al pubblico, non mi sono mai sentita all’altezza, mi sentivo giudicata. Temo molto il giudizio altrui, mi sento giudicata su tutto e da chiunque.

In questa malattia provi solitudine, rabbia e tristezza. Sento tanta rabbia perché non riesco ancora ad accettarmi per come sono fatta, sia fisicamente che interiormente, non riesco ad accettare alcuni lati del mio carattere.

La malattia ti priva anche dei sogni, io fin da piccola ho sempre sognato di fare la ballerina, oppure la psicologa. Mi piacerebbe avere una famiglia e adottare dei bambini per dar loro una famiglia che non hanno.

Riesco a volermi un po’ bene solo nei momenti in cui esco con le amiche che non mi fanno sentire sola, che mi fanno sentire di valere qualcosa, di essere importante.


Penso che la bellezza sia “essere sé stessi, esattamente come si è”, la bellezza non è quello che c’è fuori ma come si è dentro. Ma questa cosa è come se valesse per gli altri ma non per me.


Quando sono arrivata a Villa Miralago ero tutt’uno con la malattia, non potevo esistere senza di lei, mi comandava, ma io volevo solo lei. Adesso comincio a distinguere un po’ la malattia da Mariangela. Prima la consideravo la mia migliore amica, colei che non mi lasciava mai, quella che manteneva ciò che prometteva: la magrezza, il corpo che volevo, la perfezione.

In realtà adesso non so più cos’è la perfezione, per me potrebbe essere una cosa per qualcun altro un’altra cosa ….. Ho sempre pensato che gli altri fossero perfetti anche con le loro imperfezioni, ma questo non valeva per me.

Per me il cibo è vita, è piacere, mi è sempre piaciuto mangiare da quando ero piccola, adesso credo che essermene privata per tutto questo tempo sia stata una delle peggiori cattiverie che potessi farmi. Per tanto tempo il cibo è stato un nemico che mi faceva diventare grossa, che mi faceva male.


Penso si possa guarire da questa malattia anche se forse non se ne uscirà mai completamente, si può imparare a conviverci, però alcune cose rimarranno per sempre.

Però la malattia mi ha insegnato ad apprezzare le piccole cose; ma soprattutto ho capito quanto fosse importante e unica la vita che stavo perdendo.

Non mi rendevo conto della condizione in cui versavo, mi hanno detto che se fossi andata avanti così sarei morta. Ho avuto paura e mi sono chiesta perché fossi arrivata a quel punto, ma la malattia era più forte.

Adesso vorrei essere un po’ più libera da tutto questo. Da quando sono entrata a Villa Miralago sto molto meglio, non ringrazierò mai abbastanza la mia équipe per tutto l’aiuto che mi ha dato. Un grazie non basta, neanche mille grazie bastano per quello che hanno fatto per me. Praticamente Villa Miralago mi ha salvato la vita e me l’ha ridata e ora vorrei tenermela stretta.

Vorrei riuscire a realizzare i miei sogni e a stare un po’ meglio con me stessa anche se questo è un periodo No ed io non sempre riesco ad accettarlo. Mi sembra di tornare indietro e il pensiero mi spaventa, mi spaventa di poter passare dalla parte opposta.

Ci vuole tanta forza e io non mi sento così forte, a volte per una piccola cosa crollo.




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Eleonora

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