IOnonESISTO On The Road
Francesca: Ciao Martina, quanti anni hai?
Martina: 25
Francesca: Hai mai sentito parlare di disturbi del comportamento alimentare?
Martina: Sì, io li ho vissuti in prima persona. Non ne parlo mai e adesso probabilmente piangerò. Sono stati degli anni particolari. È brutto perché gli altri vedono quello che sta succedendo ma in realtà non lo capiscono, si limitano a vedere quel che vogliono vedere. Quando li vivi hai invece un'altra visione delle cose e spesso non capisci quello che ti sta succedendo. Solo quando riesci a guarire riesci anche a comprendere quello che è successo. Questa parentesi della mia vita è iniziata in palestra, io ho fatto ginnastica ritmica e adesso sono diventata allenatrice. Penso sia iniziato tutto lì.
Francesca: Quanti anni avevi?
Martina: Ne avevo 15. Tutto è iniziato con un dubbio: chiesi ad una mia compagna come facessero le modelle ad essere così magre. Lei mi rispose che si limitavano a non mangiare. Io però così non riuscivo, quindi ho deciso di prendere un'altra strada. Ora lo vedo anche da allenatrice, nel campo della ginnastica ritmica è richiesto un corpo magro, anche se adesso è diverso. Ai miei tempi una volta a settimana venivi pesata e quello per me era terribile: toglievo tutto, toglievo anche le mollette dai capelli, le calze, i braccialetti, qualsiasi cosa. La parte più brutta è che in quell'ambiente nessuno si accorge che il tuo peso cambia perché non stai bene. I commenti che ricevi sono una sorta di complimento: se pesi meno l'esercizio funziona meglio. È stato difficile perché non sono mai stata capita, seguita e aiutata su questo. È stato difficile anche perché io non volevo lasciare la ginnastica, era il mio punto fermo, era importante per me. In ospedale mi dissero che avrei dovuto lasciare la palestra, e anche lì mi sono sentita non capita; nonostante tutto era l'unica cosa che mi faceva star bene. Sono stati anni difficili ma alla fine credo di aver trovato la forza per affrontarlo, anche se rimangono degli strascichi di alcuni momenti che gli altri non possono capire.
Francesca: Dove sei stata ricoverata?
Martina: Al Niguarda, poi sono stata seguita dalla psicologa della scuola. L’anno scorso ho iniziato un nuovo percorso con una psicologa per cercare di migliorare il rapporto con la mia famiglia che a causa della malattia si è un po' logorato. Non so se sono io ad essere cambiata ma le cose continuano ad essere diverse, ed è un peccato, ma ce la sto mettendo tutta.
Francesca: Prima di soffrire di DCA avevi mai sentito parlare di questi problemi?
Martina: Sì, perché li ho studiati, ho frequentato il liceo delle scienze umane e ne avevo sentito parlare a scuola. Anche internet mi è servito: ascoltare le storie degli altri è stato utile.
Francesca: Credi che le persone che erano intorno a te sapessero cosa fosse questo disturbo?
Martina: Non credo, anche se c'è stata una cara amica con la quale sono riuscita a confidarmi; non so se abbia effettivamente capito quello che stavo passando ma in qualche modo mi è stata vicina. Sono consapevole che sia difficile da tutte e due le parti, ma se si vuole trovare un punto di incontro ce la si fa. In quelle situazioni si apprezza qualsiasi gesto, parola, messaggio di conforto.
Francesca: Secondo te com'è cambiato adesso l'ambiente della ginnastica ritmica?
Martina: Secondo me la situazione è cambiata molto, anche se a volte qualcosa che non va c’è. Io nel mio piccolo cerco di fare molta attenzione a come mi pongo e a quello che dico.
Francesca: Quali sono secondo te le frasi che non andrebbero dette ad una persona che soffre di disturbo alimentare?
Martina: Una cosa che mi infastidiva erano le frasi e i commenti che accompagnavano l'ora del pasto. Il pasto era di per sé un momento delicato, alcune frasi rischiano di renderlo ancora più pesante, in questi casi ognuno ha il suo tempo. È importante anche il modo con cui si dicono le cose. Una cosa che mi è stata detta e che non ho mai dimenticato è che avevo la faccia rotonda; ricordo bene il momento, l'unica cosa che pensai fu "e ora come faccio a cambiare la mia faccia?".
Francesca: Cosa ti senti di consigliare ad una persona che sta attraversando quello che hai attraversato anche tu?
Martina: Sembra un po' banale però le direi di non avere paura: bisogna sapersi fidare degli altri, dei professionisti, di chi cerca di aiutarti. Le direi di chiedere aiuto ma di farlo con i propri tempi, non sempre si è pronti a farlo.
Francesca: Come hai conosciuto il progetto #IOnonESISTO?
Martina: L'ho conosciuto attraverso Instagram. Conosco una ragazza che ha partecipato attivamente, è una ragazza con la quale mi sono confrontata quando non stavo bene e da lì ho iniziato a seguire la pagina. Seguire una pagina di questo tipo è stato anche un modo per dire a me stessa "va bene, posso farlo". Leggere e scoprire che non sei sola fa bene, ti fa sentire meno sola e meno sbagliata. Se ce la fanno gli altri posso farcela anch'io. Queste sono malattie complicate, perché oltre al corpo c'è anche la mente da curare. Anche il mondo che ci circonda andrebbe modificato. Spesso ti influisce negativamente e te ne accorgi quando è troppo tardi.
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